PAP TEST

Che cosè e a che cosa serve

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  1. acquadimarea
     
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    Che cos'è
    Il Pap-Test è un esame che studia, con un particolare tipo di colorazione, i caratteri delle cellule esfoliate spontaneamente o asportate meccanicamente e, generalmente, viene utilizzato per la prevenzione oncologica ginecologica.

    A cosa serve
    Questo esame serve a stabilire eventuali anomalie delle cellule della cervice (collo dell'utero). L'indagine è utile sia per evidenziare lo stato ormonale della donna, sia la presenza di fenomeni infiammatori o infettivi, sia la presenza di lesioni precancerose o cancerose. Infatti, tutte queste situazioni promuovono dei cambiamenti dell'epitelio della cervice che possono essere rivelati dal sistema di colorazione messo a punto dal medico greco George Papanicolau.

    Come si svolge l’esame
    L’esame si svolge attraverso un’indagine al microscopio delle cellule prelevate dalla cervice mediante una spatolina e poste su un vetrino. Interferenze sui risultati possono derivare da una non corretta procedura di prelievo. Tutte le lavande vaginali debbono essere interrotte 48-72 ore prima del prelievo.

    A scopo preventivo oncologico l'esame andrebbe eseguito ogni anno, in assenza di cellule atipiche ed ogni sei mesi in presenza di uno stato infiammatorio. Nel sospetto di un carcinoma in situ la diagnosi va confermata mediante colposcopia.

    I risultati
    Il referto indica quali alterazioni sono state trovate. È riconosciuta una classificazione in cinque classi:

    - Classe I: Normalità

    - Classe II: Infiammazione (cellule normali ma non probative per malignità; displasia lieve)

    - Classe III: Reperto sospetto di malignità (displasia media)

    - Classe IV: Reperto di cellule fortemente probativo per malignità (displasia grave, atipica)

    - Classe V: Reperto positivo (cellule tumorali maligne).

    Per saperne di più:
    l Pap test (o citologia cervicovaginale) è un esame citologico che indaga le alterazioni delle cellule del collo dell'utero.

    Il suo nome deriva dal medico greco-americano Georgios Papanicolaou (1883-1962), il padre della citopatologia, che sviluppò questo test per la diagnosi rapida dei tumori del collo dell'utero. Da allora il Pap test è rimasto pressoché invariato, e solo in anni recenti è stato aggiornato con lo sviluppo della citologia in fase liquida.Fu avviato per la prima volta in Italia da un medico napoletano,il Prof. Mario Tortora,suo discepolo,sin dal 1953.

    Il Pap test è un test di screening, la cui funzione principale é quella di individuare nella popolazione femminile donne a rischio di sviluppare un cancro del collo uterino. Inoltre il Pap test può dare utili indicazioni sull'equilibrio ormonale della donna e permettere il riconoscimento di infezioni batteriche, virali o micotiche.


    Per l'esecuzione del Pap test viene prelevata una piccola quantità di cellule del collo dell'utero con una spatolina (spatola di Aire) o una spazzolina cervicale. Nel pap test convenzionale le cellule vengono quindi strisciate su un vetrino per l'esame di laboratorio. Nel pap test in fase liquida una macchina provvede ad allestire un preparato a "strato sottile". Indipendentemente dal tipo di allestimento, le cellule vengono quindi colorate secondo il metodo di Papanicolau ed esaminate al microscopio da un citologo o patologo che provvederà a stilare un referto.

    Il referto, sino a ieri numerico, viene oggi comunicato con una sintetica descrizione dello stato delle cellule. In Italia la classificazione consigliata e più frequentemente utilizzata è il Sistema Bethesda 2001 (TBS 2001) che suddivide i risultati del test in:

    negativo - non evidenza di cellule tumorali
    LSIL - cellule di lesione squamosa intraepiteliale di basso grado
    HSIL - cellule di lesione squamosa intraepiteliale di alto grado
    AIS - cellule ghiandolari sospette per adenocarcinoma in-situ del collo dell'utero
    carcinoma - cellule sospette per tumore infiltrante
    ASC-US - cellule squamose abnormi, non ulteriormente classificabili
    ASC-H - cellule squamose abnormi, non si esclude una HSIL
    AGC - cellule ghiandolari (endocervicali od endometriali) abnormi, non si può escludere un tumore

    Le diverse risposte riflettono diverse probabilità di sviluppare o già presentare un tumore del collo dell'utero. In generale, in caso di test "non negativo" è indicato un approfondimento diagnostico (colposcopia ed eventualmente biopsia) o una ripetizione a breve scadenza del test, eventualmente associata a tecniche biomolecolari come la tipizzazione HPV. In altri casi una ripetizione dell'esame è dovuta semplicemente ad una insufficiente quantità delle cellule prelevate o ad un'infiammazione che può impedire la corretta interpretazione dell'esame.

    Il prelievo dev'essere effettuato lontano da rapporti sessuali, dalle mestruazioni, dall'impiego di irrigatori vaginali, ovuli o candelette. L'esame può essere effettuato anche durante la gravidanza. In base alle linee guida europee e della Commissione Oncologica Nazionale, nella fascia di età compresa tra 25 e 65 anni sarebbe opportuno effetturare il test almeno ogni tre anni. Negli Stati Uniti si esegue ogni 12 mesi.

    Limiti del Pap test

    Il Pap test non è indicato per la individuazione dei tumori dell'endometrio o di altri organi dell'apparato genitale femminile.
    Per quanto complessivamente il Pap test si sia dimostrato estremamente efficace nel ridurre la frequenza del cancro invasivo del collo dell'utero, come tutte le tecniche di screening presenta dei limiti intrinseci alla metodica. In particolare la sensibilità del Pap-test viene valutata in circa 60-70%. Questo significa che sono possibili falsi negativi, cioè test negativi nonostante la presenza di un tumore, ma anche falsi positivi, cioè casi in cui il risultato positivo del test non viene confermato da successive indagini.

    Pap test e prospettive future

    Nel prossimo futuro, il ruolo del pap test nella prevenzione dei tumori del collo uterino è sicuramente destinato a cambiare. La scoperta che la maggior parte dei tumori del collo uterino sono dovuti al virus del papilloma umano (HPV) ha portato allo sviluppo di tecniche diagnostiche biomolecolari caratterizzate da una sensibilità elevata (superiore al 95%) che ne ha fatto prospettare l'utilizzazione come metodica di screening. Ancora discusso è tuttavia il problema della relativa specificità delle tecniche biomolecolari di tipizzazione dell'HPV. L'infezione da HPV è infatti largamente diffusa, ed è evidenziabile anche in molte donne in cui tuttavia lo HPV è solo transitorio e non è destinato a causare lo sviluppo di un tumore.

    Particolarmente promettente appare la prospettiva del vaccino per l'HPV, la cui introduzione sul mercato italiano è stata recentemente approvata. Negli studi fino ad adesso condotti, il vaccino HPV ha già dimostrato di essere efficace nel prevenire lo sviluppo di tumori del collo uterino. Allo stato attuale i vaccini HPV sono tuttavia rivolti solo ai tipi di virus oncogenico più frequentemente causa di tumore (HPV 16 e 18) che da soli sono responsabili di circa 70% dei cancri del collo dell'utero. Non sono ancora inclusi altri tipi di HPV a potenziale oncogenico alto o intermedio, responsabili del 30% restante dei tumori, il cui comportamento biologico a seguito dell'introduzione del vaccino non può ancora essere previsto. È inoltre ancora da chiarire la durata dell'immunizzazione garantita dagli attuali vaccini che comunque, è stata dimostrata essere di almeno 4 anni e mezzo (ottobre 2006). Infine, anche considerando le possibili strategie di vaccinazione su larga scala (ad es. vaccinazione di tutte le adolescenti ed eventualmente di tutte le donne in età fertile senza infezione HPV in atto), le esperienze già fatte con vaccinazioni di massa lasciano pensare che una effettiva riduzione dell'incidenza dei tumori del collo uterino non sia prevedibile prima di molti anni. Fino a quando l'efficacia e la durata nel tempo del vaccino non sarà dimostrata anche al di fuori degli studi e non sará stato introdotto su larga scala un vaccino per tutti i tipi oncogenici di HPV, è comunque necessario che anche le donne vaccinate continuino a sottoporsi allo screening con il pap-test.

    CONSIGLI IMPORTANTI
    Per una buona riuscita dell'esame è necessario non aver avuto rapporti sessuali o eseguito lavande interne o usato farmaci per via vaginale nei 3 giorni precedenti l'esame.
    Inoltre il giorno dell'appuntamento non deve coincidere con il flusso mestruale nè con i 3 giorni che lo precedono o lo seguono.

    CONSIGLI PARTICOLARI
    Possono effettuare il test anche le donne in gravidanza o che hanno subito l'intervento di asportazione parziale dell'utero.
    In questi casi è importante avvisare della propria situazione l'ostetrica prima dell'esecuzione del test.
    In alcuni casi può essere utile effettuare il Pap test anche a donne al di fuori della fascia di età 25-64 anni.

    PAP TEST E STRISCIO SONO LA STESSA COSA?
    Esistono due tipi di "strisci vaginali":
    il Pap test, che serve a individuare solo eventuali tumori o lesioni che possono trasformarsi in tumore del collo dell'utero;
    lo striscio batterioscopico o batteriologico, che individua le cause di un'infiammazione per poi scegliere la cura più idonea; va quindi effettuato solo quando il medico lo ritiene necessario.

    PERCHE' ESEGUIRE L'ESAME QUANDO SI STA BENE?
    Il Pap test riesce a riconoscere il tumore del collo dell'utero anche quando non ci sono sintomi e quelle lesioni che non sono ancora un tumore, ma lo potrebbero diventare.
    Questo permette di utilizzare terapie semplici quasi sempre effettuate in ambulatorio e con maggiori probabilità di successo.

    PERCHE' UN ESAME OGNI TRE ANNI?
    Lo consigliano le linee guida europee e la Commissione Oncologica Nazionale.
    Quando sono garantiti rigorosi controlli di qualità del prelievo cellulare e della lettura del vetrino, come nell'ambito degli screening organizzati, una ripetizione più frequente dell'esame non comporta un significativo miglioramento.
    Negli Stati Uniti, comunque, si continua ad eseguire l'esame ogni 12 mesi.
     
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